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Valentina Genovese, 24 anni, di Voragno (Ceres) racconta la sua passione per l’Archeologia preistorica e i reperti delle Valli di Lanzo insieme all’associazione “P. Savant”

«LE PIETRE RACCONTANO E IO TRADUCO I LORO MESSAGGI»

La passione per le pietre delle sue Valli l’ha portata a scegliere un percorso di studi che possa trasformare questa singolare caratteristica in una professione vera e propria.

Valentina Genovese 24 anni, originaria di Voragno, frazione di Ceres, ci è arrivata gradualmente a questa passione, quasi in maniera inconscia, come lei stessa ci racconta.

«Ho frequentato il liceo linguistico all’Istituto Albert di Lanzo, scegliendo il percorso EsaBac che prevede lo studio di alcune materie in lingua francese fino al conseguimento della doppia maturità (italiana e francese). Proprio lo studio della Storia secondo il programma francese mi ha portato ad avere un approccio molto più pratico nei confronti di questa materia e a pochi mesi dalla fine del liceo ho capito che era la strada che mi sarebbe piaciuto percorrere».

Fin da piccola, Valentina è attratta dal mistero che in maniera inconscia associa all’Archeologia e alle civiltà del passato. Inoltre, la mamma è una grande appassionata di Storia e fin dall’infanzia l’ha abituata a sollecitare la propria curiosità leggendo molto, visitando musei, guardando documentari.

«Quando ho dovuto scegliere il percorso di studi post diploma ho optato per il corso di laurea in Beni Culturali dell’Università di Torino che al suo interno ha una equa suddivisione tra esami di Archeologia, Storia e Antropologia culturale».

Che cosa ti affascina dell’Archeologia preistorica?
«Le nostre Valli sono molto ricche di reperti dell’Età del Rame, Età del Bronzo e del Ferro: ci sono dei siti dolmenici, dei menhir, moltissime iscrizioni rupestri: ogni volta che mi reco su un sito nel nostro territorio mi affascina pensare queste pietre siano state calpestate da uomini di migliaia di anni fa; amo mettermi nei panni di quei primi uomini, capire come mai hanno proprio scelto quei siti e chissà per quali scopi, senza farci troppo influenzare dalla vita e dai ragionamenti contemporanei.

Mi rendo conto di essere un po’ una mosca bianca anche all’interno della mia facoltà. Quando si pensa all’Archeologia vengono in mente subito tombe egizie, templi greci, gioielli, suppellettili antichi e così via.

Spesso, non si riconosce il valore dell’Archeologia preistorica: anche nel mio corso di studi, quando mi confronto con i compagni, spesso mi viene detto “ma sono solo pietre!”, sottintendendo che la “vera” archeologia sia quella storica e quindi occuparsi di ritrovamenti di epoca romana o medievale, per fare degli esempi.

In realtà, le pietre hanno molto da insegnarci: se un gruppo di persone migliaia di anni fa ha scelto quei siti per trasformarli in luoghi sacri, se questa pietra era un altare, allora vuol dire che le nostre montagne, il nostro territorio erano un vero e proprio tempio. Trovo molto affascinante questo rapporto uomo-natura che ha avuto origine moltissimi anni fa, e che a suo modo, continua ancora oggi».

Hai mai partecipato ad una missione di scavo?
«Sì, proprio durante l’università ho partecipato ad un progetto di scavo preistorico in Abruzzo, a Lecce nei Marsi. È stata una esperienza davvero interessante: dovevo scavare in quello che una volta era un antico isolotto in mezzo ad un lago e ho trovato molti reperti: piccole ossa di animali destinati all’alimentazione, resti di utensili, suppellettili in cotto e ceramiche. Mi è piaciuto davvero molto».

Oggi sei un membro dell’associazione archeologica P.Savant che ha sede a Chiaves, frazione di Monastero di Lanzo, e da anni è un punto di riferimento per lo studio e la catalogazione di siti e reperti archeologici nel nostro territorio. Come sei arrivata a loro?
«Tutto è nato per caso: una mia amica lavorava presso il Comune di Ala di Stura e aveva saputo che avevano presentato una richiesta per effettuare alcuni studi su un masso inciso che si trova in frazione Laietto. Conoscendo il mio percorso di studi, mi ha chiesto se fossi interessata a conoscerli e mi ha girato i riferimenti.

Ci siamo incontrati e ho cominciato ad accompagnarli sui vari siti, venendo a conoscenza di molte informazioni utili. Grazie a Ilmen Gavassa, il presidente dell’associazione, ho potuto partecipare a convegni, appuntamenti di studio: è davvero tutto molto interessante, anche se io sono davvero agli inizi. Certo, la pandemia non aiuta, ma speriamo di tornare al più presto alla normalità anche per poter proseguire con le attività in presenza».

Come ti vedi fra dieci anni?
«Domanda difficile proprio perché il mio percorso di studi si divide equamente su tre piani: la Storia, l’Archeologia e l’Antropologia culturale, come ho detto prima. E al momento non so dire quali di questi tre aspetti avrà la prevalenza. Ma dovrò scegliere in fretta poiché sto per finire la laurea triennale e per frequentare la Magistrale dovrò capire quale di questi indirizzi mi interessi maggiormente.

Quello che so, qualunque delle tre strade decida di intraprendere, spero possa essere utile per aiutare le mie Valli ad emergere e a far capire alle persone quanto sono importanti e quanto sia bello viverci e lavorarci».

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