FIANO – L’autostrada delle api è, se vogliamo usare un’espressione lirica, un inno alla biodiversità. Ma è soprattutto, l’autostrada delle api, una soluzione concreta, un segno tangibile della possibilità – e della necessità – di realizzare qualcosa che va oltre la semplice dichiarazione d’intenti e la generica opera di sensibilizzazione. La situazione sanitaria creata dalla pandemia ha sottolineato quanto era già nell’aria da tempo, la necessità di portare l’attenzione sulla biodiversità e l’autostrada delle api rientra a pieno titolo in questo ambito. Un tema molto dibattuto negli ultimi anni, ma che agli occhi dell’opinione pubblica sembra essere diventato davvero prioritario solo ora che ci siamo resi conto, una volta di più, che siamo fortemente interconnessi con la natura dalla quale dipende la nostra stessa sopravvivenza. Che cos’è l’autostrada delle api, qui da noi? Dove passa, nei nostri territori? Perché il fatto che siano i bambini e i ragazzi, da queste parti, ad occuparsene in prima persona, ci rende così fiduciosi? Andiamo con ordine, anche perché di autostrada delle api nell’ultimo anno si è scritto di tutto e di più, ma proprio per questo è fondamentale andare oltre la notizia di colore e la connotazione meramente folcloristica di una bella trovata.
L’autostrada delle api, qui da noi: un inno alla biodiversità che coinvolge scuole, Comuni, privati cittadini
L’autostrada delle api nasce da lontano. Una serie di direttive del ministero della Transizione Ecologica a marzo di quest’anno hanno indicato tra le priorità, l’arresto e l’inversione del declino degli insetti impollinatori dai quali dipende oltre il 70% della nostra produzione agricola. Quello della tutela della biodiversità è anche uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile, e in tutti i casi, si fa riferimento non solo all’azione dei governi, ma anche all’azione delle singole persone come responsabilità individuale verso il pianeta. Singole persone: ecco perché ci interessa così tanto l’autostrada delle api.
Il tema della biodiversità è uno degli impegni concreti che il comune di Fiano sta prendendo da un paio d’anni a questa parte, un’iniziativa che si è diffusa a macchia d’olio fra i Comuni limitrofi soprattutto con la cosiddetta autostrada delle api. Se n’è parlato tanto, recentemente, e ha coinvolto gran parte dell’area canavesana, ma anche il Parco della Mandria, l’associazione degli Impollinatori Metropolitani di Slowfood e Università di Torino, oltre ad alcuni istituti scolastici come l’istituto Agrario Dalmasso di Pianezza e l’Istituto Albert di Lanzo, che a vario titolo collaborano per il buon fine di questo progetto. Un progetto – e qui sta l’aspetto che gli conferisce ulteriore valore – che sta dimostrando oltre all’importanza naturalistica anche una valenza educativa notevole.
La “maestra visionaria” sull’autostrada delle api
L’autostrada delle api prima di diventare l’impegno sociale di un’intera comunità era semplicemente un’idea, collocata fra le varie iniziative (PON) di “ricerca-azione” della scuola primaria Rita Levi Montalcini di Fiano, sotto il titolo “Orto scolastico” e curata dalla maestra Mara Papurello. Ultimamente il problema dell’orto era quello di trovare piante che non mostrassero i loro frutti solo d’estate, quando i bambini erano in vacanza, ma che fossero godibili anche in altre stagioni, premiando così con l’occhio anche la soddisfazione per il loro lavoro. È stato grazie ad internet che l’insegnante ha conosciuto l’esperienza di Oslo, un’iniziativa che esiste in Norvegia dal 2015 e che si è sviluppata gradatamente in tutta Europa, passando per Londra e per Milano. Da qui poi è partita la trasformazione, tanto repentina quanto travolgente, che ha trasformato gli orti di tutti i plessi dell’Istituto Comprensivo in dispense di cibo per le api e ha avviato una rete di collaborazione fra Comuni (a partire da Fiano), le comunità e diventando ciò che è oggi, un progetto consolidato in continuo divenire.
L’idea di contribuire al grande progetto europeo dell’autostrada delle api nasce dai valori di rispetto e di appartenenza al territorio che la docente insegna ai suoi alunni. La “maestra visionaria”, così la chiamano da queste parti per la sua natura eclettica, aperta al futuro e al mondo, parlando dei suoi bambini, spiega che «le esperienze che facciamo nella scuola sono esperienze che devono appartenere a loro, i bambini devono conoscere il territorio e soprattutto difendere ciò che è loro». A volte – continua la maestra Papurello – non ci rendiamo conto di una cosa, che i beni appartengono a tutti noi e ce ne dobbiamo prendere cura. E questo cerco di insegnarlo sempre, ai miei alunni. Quando li porto ad una mostra d’arte o al Parco della Mandria dico a ciascuno loro: “Guarda che questa è casa tua!”».
Una sfida? Uno scherzo? Che cosa c’è alla base dell’autostrada delle api a Fiano?
«Uno scherzo, però molto serio. Il discorso dell’autostrada è nato per scherzo, nel senso che volevamo fare qualcosa di grande e abbiamo detto: se nel resto del mondo stanno facendo questa cosa molto bella, possiamo farcela anche noi!».
Che cosa intendete trasmettere ai bambini con l’autostrada delle api?
«Noi cominciamo dalla prima elementare un discorso di identità, che si chiama, in sostanza, io sono fianese, sono torinese, sono piemontese, sono italiano, sono europeo, io sono cittadino del mondo e quindi tutto il mondo mi appartiene e ha bisogno di me».
Siamo abituati nella scuola ad avere proposte che sono degli “assaggi” di ogni cosa…
«Ma questo progetto però non è una toccata e fuga, come non lo è tutto il resto che noi facciamo. Il mondo è “tutto attaccato”, come diceva un mio alunno di cinque anni un po’ di anni fa. Anche questo è legato a tutto il resto. Io stessa ho imparato da questa intuizione che essendo il mondo “tutto attaccato”, è importante rendersi conto di come sta e come ci si sta».
Il suo è insegnamento basato sull’ascolto e sul ragionamento. Dunque è vero che i bambini hanno grandi intuizioni…
«Iniziamo sempre i nostri lavori con un momento di brainstorming. I bambini esprimono il loro pensiero, valutiamo quello che dicono e se merita un approfondimento, vengono sempre fuori cose molto interessanti».
L’autostrada delle api è un progetto globale, ambizioso e duraturo: come siete arrivati a concepirlo in modo così articolato?
«Abbiamo visto che le esperienze precedenti in altri Paesi erano bellissime, ma completamente avulse dalla realtà. Il progetto di Londra, per esempio, è stato portato avanti senza nessun approfondimento scientifico, senza autenticità. All’inizio di questo discorso abbiamo pensato alle api, poi abbiamo scoperto che non sono tanto le api ad aver bisogno di protezione, perché loro almeno hanno gli apicoltori che le difendono, ma gli impollinatori selvatici, che sono il vero beneficio all’impollinazione, dal momento che circa il 60% della produzione agricola dipende da loro. Per questo, ad essere precisi, non l’avremmo più chiamata autostrada delle api, ma autostrada degli impollinatori. Mano mano che andiamo avanti scopriamo delle cose nuove, per esempio che non tutti i fiori sono adeguati al mondo delle api, che il colore rosso non lo vedono, quindi per esempio è inutile piantare i gerani rossi sul balcone pensando di attirale. Ci siamo resi conto che bisogna stare molto attenti quando si veicolano delle informazioni, soprattutto a non commettere errori che vanificano il lavoro fatto».
Intorno alla “nostra” autostrada delle api si è sviluppata presto una collaborazione con scuole straniere. In che cosa consiste?
«Grazie agli scambi nell’ambito del progetto Terra Madre del Salone del Gusto di Slowfood abbiamo preso contatti con il Perù e con alcuni insegnanti del Kirghizistan conosciuti durante l’ultima edizione del Salone. Gli impegni con la scuola in questo periodo di pandemia hanno rallentato un po’ l’avanzamento del progetto, ma intendiamo prendere contatti con gli organizzatori dell’autostrada delle api di Oslo per sviluppare una rete a livello europeo».
L’autostrada delle api e il coordinamento con i Comuni del territorio
Insieme a Mara Papurello lavora Silvia Ghione, coordinatrice del programma dell’autostrada delle api presentato l’estate scorsa ai Comuni dell’area del Basso Canavese e di altre zone limitrofe, come Ciriè, San Carlo, Lanzo, Cafasse, Usseglio, Pianezza, La Cassa, Druento, Givoletto, Robassomero, Vallo, Varisella. Un po’ dovunque su internet vengono proposte delle installazioni artificiali chiamate bug-hotel, mentre il progetto sul nostro territorio ha seguito un’altra linea, quello delle stazioni di sosta. «Esatto – conferma Silvia Ghione – L’autostrada delle api è un percorso fatto di piccoli habitat o stazioni di sosta, come orti e aree verdi, giardini pubblici o privati che ospitano fiori e piante mellifere, per facilitare il nutrimento e l’insediamento di api e di insetti impollinatori in genere. L’obiettivo è creare un habitat ideale a questi insetti in tutte le stagioni dell’anno per salvaguardarli dal rischio di estinzione causato dal cambiamento climatico, dall’uso sempre più massiccio di pesticidi e della forte cementificazione».
Perché avete optato per questa soluzione?
«All’inizio del nostro lavoro con i Comuni avevamo pensato che fosse interessante proporre l’installazione di un bug-hotel per sostenere questi insetti impollinatori. Grazie alla collaborazione con le Università però, abbiamo capito che non è assolutamente indicato disseminare il territorio di bug-hotel, perché in questo modo si rischia di diffondere dei parassiti e delle malattie che possono danneggiare anziché favorire la sopravvivenza delle specie. Sarebbero più indicate, a questo scopo, delle zone di ripopolamento tipo le siepi, quelle che un tempo separavano i campi coltivati e che fungevano da nutrimento, ma anche da riparo per qualsiasi tipo di animale, oppure i muretti a secco o le legnaie, installazioni naturali molto più adeguate».
Da che cosa dipenderà il successo dell’autostrada delle api?
«La condizione fondamentale perché l’autostrada delle api abbia successo è la sua diffusione. Partecipare è un piccolo gesto che sembra banale ma non lo è, perché è lo strumento e il volano per un cambiamento a livello globale, possiamo fare la differenza, la può fare ciascuno di noi. Lavoriamo assiduamente con i social per diffondere i principi di questa iniziativa».
Che cosa cosa possono fare i privati cittadini e gli enti pubblici per non mancare questo appuntamento?
«Le persone che intendono piantare e coltivare le piante mellifere sui propri balconi terrazzi o giardini privati possono partecipare all’iniziativa iscrivendosi al gruppo Facebook Autostrada delle Api – Fiano oppure rivolgendosi al proprio Comune, se a sua volta aderisce al progetto. I Comuni che intendono partecipare possono comunicarlo al Comune di Fiano. Per informazioni è possibile inoltre scrivere a autostradadelleapi.fiano@gmail.com».
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