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L'utilizzo intelligente del giornalino d'istituto multilingue concepito come strumento di valorizzazione della diversità, dove alunni e genitori collaborano per consolidare un'unica grande comunità

INTEGRAZIONE A SCUOLA: L’ESEMPIO DELLA “CARLO LEVI” DI BORGARO

BORGARO TORINESE – C’è un progetto – didattico, educativo e d’integrazione – che la scuola media di Borgaro Torinese “Carlo Levi” sta portando avanti con successo dall’autunno scorso e al quale i media non hanno dato finora adeguato rilievo. Forse perché funziona, forse perché è stato concepito per produrre risultati concreti nel tempo e non per strombazzare ai quattro venti semplicemente una bella idea, forse perché poco si presta a fornire allegoriche foto di gruppo con cui aumentare clic o consensi. Tutto ha origine dall’evoluzione del giornalino scolastico TuttoLevi nato anche grazie a un’idea fornita in passato dai corsi e dai seminari ProgrEdit Formazione presso la scuola secondaria di primo grado facente parte dell’Istituto Comprensivo di Borgaro Torinese. Un’evoluzione che ha superato di gran lunga il progetto iniziale di blog allora realizzato, perché il corpo docente dell’Istituto guidato dalla dirigente scolastica Lucrezia Russo ha saputo sfruttare nel modo giusto quello che altrimenti sarebbe rimasto un semplice e comune giornalino scolastico: ha saputo sfruttarlo cioè non come un mezzo per mettere in mostra le attività dell’Istituto bensì come un vero e proprio strumento di didattica, di educazione e soprattutto di integrazione nella scuola.

Oggi lo vediamo – questo progetto – concretizzarsi nell’ambito delle numerose iniziative che la scuola borgarese organizza in occasione del Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto. Proprio questa mattina, infatti, TuttoLevi ha pubblicato un articolo in quattro lingue, in ideale rappresentanza di tutte le comunità che compongono l’unica grande comunità borgarese: italiano, arabo, rumeno e inglese. Ne parliamo oggi perché l’articolo ha come argomento il Giorno della Memoria e dunque propone una riflessione che coinvolge l’umanità intera, al di là delle differenze etniche, religiose e linguistiche. Ma in realtà l’articolo di oggi non è che la punta dell’iceberg di un lavoro che la scuola media di Borgaro porta avanti da mesi.

Abbiamo detto che la “Carlo Levi” ha utilizzato il giornalino scolastico nel modo più intelligente, d’accordo, ovvero come strumento di didattica, non solo per invogliare i ragazzi a scrivere ma per insegnare loro a scrivere bene – accanto ovviamente all’attività didattica ordinaria – mostrando l’efficacia e la concretezza della scrittura. Che non è un noioso compito da svolgere, ma un prezioso strumento per comunicare con gli altri e per costruire insieme a loro. E fin qui tutto bene. Tanto di cappello, ma in fondo semplicemente il corretto utilizzo di uno strumento importante. Dove però la scuola borgarese si è superata è stato nell’utilizzo del giornalino come coinvolgimento dei tanti ragazzi di origine straniera. Gli insegnanti vi hanno infatti visto un efficace grimaldello per dare, ancora una volta, concretezza all’insegnamento: non soltanto all’insegnamento della scrittura, ma anche e soprattutto all’insegnamento della ricchezza della diversità e dell’importanza dell’integrazione. E i primi risultati sono stati sorprendenti, specie se guardati con gli occhi di coloro che quotidianamente sono a contatto con i ragazzi in una fase così delicata come quella preadolescenziale e adolescenziale.

«Anche nella nostra scuola – spiegano dalla “Carlo Levi” – sono molto numerosi le ragazze e i ragazzi di origine straniera. L’integrazione qui da noi è ad un ottimo livello, ma resta una sfida quotidiana alla quale non possiamo sottrarci perché dobbiamo insegnare ai nostri alunni non solo l’uguaglianza fra tutte le persone del mondo, indipendentemente dalla provenienza e dal colore della pelle, ma anche la ricchezza della diversità, la bellezza di avere una classe con bambini e ragazzi di origini diverse, la forza che ciò darà loro in futuro perché hanno la possibilità di aprirsi e di imparare moltissimo».

Ovviamente però, al di là delle giuste parole, bisogna agire con progetti concreti. E fra le tante attività che la “Carlo Levi” organizza per insegnare agli alunni a ricchezza della diversità c’è appunto il giornalino multilingue, secondo un percorso logico tanto semplice quanto coraggioso. Se infatti la comunione linguistica è il primo elemento di identità di un popolo è fondamentale che i ragazzi apprendano la ricchezza della lingua italiana. Questo però non significa relegare la propria lingua madre e la propria cultura al rango di intralcio all’integrazione, come spesso inevitabilmente accade. Al contrario, significa rendere orgoglioso ogni ragazzo della propria origine, della cultura dei propri genitori e di infondergli progressivamente la voglia di essere italiano e al tempo stesso di condividere con i compagni la propria cultura d’origine. E così, ad ottobre, una insegnante di lettere ha pensato bene di proporre ad alcuni alunni stranieri di scrivere un articolo per il giornalino scolastico. Di scriverlo in italiano, ovviamente, ma di fornirne anche una traduzione nella propria lingua d’origine coinvolgendo i genitori i quali si sarebbero prestati a tradurre il testo, che ovviamente sarebbe stato pubblicato accanto alla versione italiana. Il risultato dell’esperimento è stato sorprendente e siamo appena all’inizio.

«Ragazze e ragazzi che sembravano starsene ai margini e che solitamente era difficile coinvolgere nelle attività – continuano dalla Carlo Levi – si sono subito rivelati entusiasti, avreste dovuto vedere come brillavano loro gli occhi. Da un lato felici di dimostrare ai loro genitori di saper scrivere su un “giornale” in italiano, dall’altro orgogliosi di poter “insegnare” ai compagni un pezzo della cultura della terra d’origine della propria famiglia».

Già, perché c’è un altro aspetto che non va tralasciato: la disponibilità all’ascolto degli stessi compagni italiani, il loro entusiasmo nell’accogliere quanto viene loro raccontato. A dimostrazione del fatto che i ragazzi sono straordinari e sanno essere sempre un passo avanti. Quello che gli insegnanti si sforzano di far apprendere, la ricchezza della diversità, è già lì, in mezzo ai ragazzi stessi, per loro è naturale. Si tratta solo di tirarlo fuori e magari di trasmetterlo anche agli adulti.

E che cosa c’è di meglio, per questo, della forza della parola? In tutte le lingue del mondo.

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