In un mondo lavorativo in continua evoluzione, guidare alla scelta del percorso formativo più adeguato per il mestiere del futuro diventa un riferimento fondamentale. Ed è proprio di questo periodo la scelta della scuola superiore per gli studenti delle secondarie di primo grado, che, tra mille dubbi e ripensamenti, naturalmente propri dei tredicenni, dovranno decidere a quale scuola iscriversi entro la data improrogabile del 25 gennaio 2021. La scelta, già di per sé difficile, lo è ancora più quest’anno, in cui a farla da padrona è la didattica a distanza, che sacrifica la didattica in presenza per la necessità di arginare l’incubo del Coronavirus. E a distanza, tra i mesi di novembre e dicembre, ci si confronta con le realtà scolastiche che il territorio offre. Nonostante tutto, la scuola e il progetto Orientamento non si sono fermati.
La Regione Piemonte ha attivato da alcuni anni il programma Obiettivo Orientamento Piemonte (OOP), che prevede un sistema di servizi di orientamento integrati con insegnanti e formatori del territorio per supportare gli studenti nelle scelte dei percorsi scolastici e formativi, tenendo conto dello sviluppo di competenze orientative. È stata istituita una rete di oltre 100 sportelli territoriali gratuiti. Si tengono colloqui e consulenze individuali; seminari informativi e percorsi di educazione alla scelta nelle scuole secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori). Vengono inserite sulla piattaforma online del sito della Regione informazioni utili per sostenere le scelte dei ragazzi. Si trovano riferimenti per Open Day e Saloni dell’Orientamento.
Quest’anno la Regione Piemonte ha riprogettato gli incontri previsti in presenza nelle scuole con collegamenti tramite piattaforme di videoconferenza. Anche i Saloni territoriali di Orientamento, istituiti per conoscere l’organizzazione e i piani di studio delle scuole del territorio, si tengono attraverso incontri virtuali e webinar informativi e laboratoriali. Saper cominciare a immaginare il proprio futuro, in questo momento storico, non è facile, ma diverse sono le strategie messe in atto per affiancare gli studenti.
«Aiutiamo i ragazzi attraverso un percorso di educazione alla scelta – spiega Valeria Romano, orientatrice presso alcuni Comuni del Ciriacese e prima cintura di Torino – Si fanno attività per rendere consapevoli i ragazzi della propria scelta attraverso lavori di esplorazione del sé delle competenze professionali. Analizziamo insieme i lavori che potrebbero essere più appetibili nel futuro e mettiamo in evidenza quale tipo di mestieri e professionalità è più richiesto nel nostro territorio. Analizziamo i dati reali e percorriamo la filiera che può, in questo momento o nel medio futuro, richiedere il maggior numero di occupati. Si lavora sulle competenze trasversali proponendo anche qualche momento di “prova” figurandosi già lavoratori in un certo settore».
Ma in un anno caratterizzato dal Covid è stato possibile continuare con il percorso di Orientamento? «Abbiamo attivato piattaforme online per confrontarci a distanza – continua Romano – e i risultati sono stati ottimi. I ragazzi seguono con attenzione e siamo persino riusciti a recuperare quella parte del percorso che lo scorso anno, a causa del primo lockdown, non è stato possibile effettuare con le classi seconde della secondaria di primo grado».
Si denota nella descrizione dell’educazione alla scelta come sia di importanza prioritaria lavorare sulle competenze trasversali, le cosiddette soft skills, anche assegnando compiti di realtà per sperimentarsi sul campo della professione che piacerebbe intraprendere in futuro. Nelle secondarie di primo grado di solito il percorso avviene tramite schede auto-valutative, ma anche attraverso interviste a persone che lavorano già nel campo oppure attraverso ricerche sul mestiere che piacerebbe svolgere. In maniera meno teorica, alle secondarie di secondo grado sono attivi i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento, che conducono gli studenti a mettersi alla prova direttamente nelle strutture lavorative. Nell’ottica di una formazione “integrale” sono stati infatti istituiti i progetti di Alternanza Scuola Lavoro, introdotti, per le scuole secondarie di secondo grado, dal Ministro Moratti nel 2003 (legge 53/2003). Nel 2018 la legge 145/2018 (Legge di Bilancio 2019) ha modificato, poi, l’assetto dell’Alternanza Scuola Lavoro arrivando ai Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento. Attraverso questi percorsi viene attribuito un ruolo fondamentale all’ambiente di apprendimento che passa dall’aula scolastica all’azienda, impresa, società.
Scegliere il mestiere del futuro, comunque, significa innanzitutto fare i conti con le hard skills e le soft skills. Le hard skills costituiscono l’insieme delle conoscenze, nozioni, informazioni acquisite tra i banchi di scuola. In poche parole è tutto ciò che viene inglobato nella cosiddetta “teoria” e vanno a costituire le competenze di base. Le conoscenze sono la struttura portante, potremmo dire lo scheletro che regge tutto il resto del corpo. Senza le conoscenze non si può pensare di poter iniziare una determinata formazione. Ma le hard skills necessitano, ora più che nel passato, di tradursi in competenze trasversali, tali da essere facilmente applicate al campo tecnico-pratico. Occorre infatti una buona dose di competenze trasversali, chiamate in gergo tecnico soft skills, per avere successo in un mondo che cambia velocemente e che mette di fronte a realtà sempre nuove. Le soft skills implicano flessibilità mentale, pensiero critico, creatività, capacità di lavorare in team, capacità comunicative, curiosità, gestione delle emozioni e dello stress, capacità di imparare ad imparare, capacità di problem solving; tutte caratteristiche fondamentali per gestire i nuovi ruoli che la società richiede. Significa essere in grado di stare con gli altri, significa saper gestire le situazioni difficili, cambiare metodo di lavoro se necessario e significa, in alcuni casi, anche cambiare lavoro se richiesto, in quanto le tecniche finora utilizzate potrebbero non essere più valide in un futuro immediato.
Essere pronti al cambiamento, saper gestire i problemi che di volta in volta si presentano costituiscono doti fondamentali nella vita così come nel lavoro. Non per nulla infatti tali competenze sono le più richieste dai datori di lavoro, in ogni settore. E per quanto possano sembrare caratteristiche innate o parte del carattere e che, quindi, non possano essere insegnate e apprese, gli studi hanno dimostrato che non è affatto così. Infatti, per quanto indubbiamente ci sia anche una predisposizione personale, le soft skills possono essere insegnate e diventare parte di un apprendimento attivo, spendibile nel futuro.
La formazione “integrale” della persona permette di stare al passo con le richieste della nuova era, che vede la nascita di nuove figure professionali e la rimodulazione di professionalità già esistenti. Ma di soft skills è necessario parlare sin dalla prima infanzia per avere un riscontro più valido nell’età adulta. Vuol dire insegnare ad acquisire gli strumenti giusti per affrontare la vita “fuori”. E infatti in ambito scolastico l’importanza delle soft skills sin dalla più tenera età è stato messo in evidenza dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione del 2012, che recita: “Le competenze sviluppate nell’ambito delle singole discipline concorrono a loro volta alla promozione di competenze più ampie e trasversali, che rappresentano una condizione essenziale per la piena realizzazione personale e per la partecipazione attiva alla vita sociale, orientate ai valori della convivenza civile e del bene comune”. L’individuo deve essere in grado di “imparare ad imparare”, in un’ottica di apprendimento permanente. A livello europeo nel documento European Report on Quality indicators of lifelong leaning, prodotto dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’educazione nel maggio del 2002, vengono, a tale proposito, espressi gli indicatori di un apprendimento che si sviluppa nell’arco di tutta la vita. La Commissione Europea parla di Lifelong learning come idea-guida per un individuo che diventa il protagonista del processo formativo, un patrimonio che si evolve nel corso di tutta la vita in relazione a situazioni sempre nuove, imparando dalle esperienze vissute.
In conclusione si è concordi nell’affermare che le hard skills sono la struttura portante, le fondamenta necessarie per poter svolgere un lavoro specifico, ma è altrettanto vero che a fare la differenza sono le soft skills, perché sono quelle qualità, quelle competenze che permettono di emergere e di proseguire con successo, tra un mare di richieste che affermano di avere le stesse hard skills. Perché se è possibile imparare in qualsiasi momento a svolgere una mansione o ad acquisire le conoscenze richieste, non è altrettanto semplice maturare le soft skills necessarie per affrontare il cambiamento, soprattutto nel costante e irreversibile avanzamento delle nuove tecnologie nel campo produttivo e sociale.
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