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La creatività è una piccola scintilla che va curata e alimentata

EMANUELE GRINDATTO: LA CREATIVITA’ E’ UNA SCINTILLA CHE VA ALIMENTATA

Emanuele Grindatto, 39 anni, illustratore e creative designer. Neosposo di Chiara con cui condivide l’amore per le figlie Margherita ed Elena e gli animali di casa: il cane Luna e i due gatti, Ettore e Woody.

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Mi chiamo Emanuele Grindatto e sono un illustratore e creative designer.
Non ho mai smesso di fare scarabocchi e disegnetti da quando ero piccolo, e continuo tutt’ora come libero professionista.

La creatività secondo te è?
La creatività non è un concetto definibile con precisione, è stata descritta come potenziale capacità mentale o dote.
Personalmente potrei paragonarla a una piccola scintilla, che va curata e alimentata con un lavoro costante per farla divampare e trasformarla in un bel fuoco vivo.

Creativi si nasce o si diventa?
Nasci scintilla, se vuoi diventare fuoco…

A 10 anni cosa sognavi di fare da grande?
Fin da bambino ho sempre amato il cinema e l’animazione, mi immedesimavo continuamente nei personaggi delle storie che vedevo; per cui sono stato archeologo ed esploratore, cowboy, pirata, pilota di robottoni, inventore di macchine volanti, cavaliere errante e chi più ne ha più ne metta!

Quando hai capito che saresti diventato un illustratore?
Dopo la maturità non sapevo bene cosa fare; volevo continuare gli studi in campo artistico, ma ero indeciso.
Alla fine mi iscrissi ad un corso triennale di illustrazione presso lo IED di Torino; non fu tanto il corso quanto le frequentazioni e le amicizie nate in quell’ambiente che mi fecero capire cosa sarei potuto diventare.

C’è un artista a cui sei particolarmente legato o che ti ha influenzato nella tua attività professionale?
L’arte in senso lato mi ha sempre suggestionato molto, ma ho da sempre nutrito una venerazione per artisti come Edward Hopper in pittura, Luigi Ghirri e Franco Fontana nella fotografia, che spesso mi tornano di grande aiuto per completare le composizioni delle mie illustrazioni.

Il territorio (Canavese/Ciriacese/Valli di Lanzo) ha rappresentato un limite o al contrario ha amplificato la tua creatività professionale?
Per me è stato un grosso limite.
Quando si è giovani e si vuole coltivare la propria passione artistica, si ha la necessità di vivere in un ambiente che tenda a stimolare e a sperimentare; se non in rari casi, la provincia non aiuta a creare una rete di conoscenze per poter crescere professionalmente senza doversi rivolgere altrove.

Credi che si stia sviluppando un interesse genuino nei confronti dell’arte contemporanea o che sia semplicemente una “moda” partecipare a eventi e vernissage sul tema?
La verità credo stia nel mezzo, ma è indubbio che per buona parte del pubblico tutte queste iniziative siano degli enormi eventi mondani a cui presenziare ad ogni costo.

I social network come hanno influenzato il mondo dell’illustrazione? (es. fenomeno positivo perché riescono ad avvicinare e a coinvolgere nuovo pubblico oppure ci hanno stufato, tutti copiano tutti e l’originalità viene meno?)
I social network hanno influenzato il mondo del lavoro in maniera massiccia.
L’illustrazione sicuramente ha guadagnato di visibilità, ma spesso chi condivide le immagini non riporta il nome dell’artista, perdendo totalmente il senso del lavoro e facendo diventare le opere semplici post tappabuchi su bacheche ipertrofiche.
Personalmente io uso solo Instagram per veicolare le mie immagini, ma cerco di non abusarne troppo per evitare un’intossicazione da social.

La tua posata preferita qual è e perché?
Le bacchette giapponesi, minimali ed elegantissime.

Se apriamo la porta del tuo armadio ci troviamo?
La monotonia cromatica; ho riscoperto da qualche anno le t-shirt bianche, ma il mio guardaroba è una lunga sfumatura che va dal grigio passando dal verde scuro, il blu più o meno scuro per arrivare all’intramontabile nero.
Però sono una persona allegra.

Il sogno che conservi nel cassetto?
Poter viaggiare di più con tutta la famiglia.

Il lavoro che ti ha reso più orgoglioso, di cui sei più fiero, finora?
Forse il mio primo libro illustrato, “La guerra di Remigio”, uscito nelle librerie nel 2006.
Il progetto venne selezionato come vincitore del Miglior albo satirico-umoristico al Concorso internazionale “Sulle ali delle farfalle” di Bordano, e successivamente pubblicato dalla casa editrice Fatatrac.

Una colonna sonora per questa intervista è composta da (3 canzoni)?
For – C Duncan
Mr Tembo – Damon Albarn
Yet again – Grizzly Bear

Come disegni? Schizzi su carta o tavoletta e computer?
Le bozze su carta sono fondamentali.
Prima lavoravo ad acrilico, per cui quando avevo la bozza preparatoria pronta, riportavo tutto su un foglio trasparente e lo ricalcavo sul supporto finale, dove iniziavo il lavoro a pennello; ora lavoro in digitale, per cui trasferisco la bozza sul computer e successivamente inizio a comporre la tavola e colorarla con la tavoletta grafica.

Qual è il tuo colore preferito?
Non ho un colore preferito in assoluto, ma ultimamente mi piace molto il blu balena.

Se il tuo mestiere fosse un piatto sarebbe?
Direi un uramaki, il sushi arrotolato.
Come l’uramaki può sembrare un banale involtino di riso, anche il mio lavoro se visto dall’esterno può apparire semplice, ma scavando vedi che c’è un ripieno fatto di molto lavoro e ricerca, a cui c’è da aggiungere la giusta esperienza.

In che momento della giornata preferisci lavorare?
Non ho preferenze, cerco di seguire cosa mi dice la testa e sfruttare il guizzo d’ingegno!

Mandaci un saluto creativo
Ehm… Aloha!?

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