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Continua il nostro viaggio tra i racconti di pietra delle nostre meravigliose montagne, guidati dagli amici dell'Associazione Storico-Archeologica “Savant” di Chiaves

TESORI DELLE VALLI – I MISTERI ARCHEOLOGICI DI ALA DI STURA 2/2

Dopo le scoperte di Martassina, Tomà, Mondrone, Thea e Laietto, ecco altre misteriose voci dal passato.

Le Courbassere

Nel territorio di Ala si trovano anche le famose pareti rocciose delle Courbassere, nella frazione omonima; esse vantano una certa importanza in ambito archeologico.

Infatti, oltre ad essere uno spettacolo della natura, le pareti rocciose delle Courbassere sono state per i nostri antenati un bene assai prezioso: erano delle cave da cui venivano estratti numerosissimi minerali e la pietra ollare; questa, data la sua particolare resistenza al calore, veniva utilizzata sin dall’epoca protostorica per la fabbricazione di contenitori in cui scaldare e conservare i cibi.
Pietra ollare - Ala di Stura, Valli di Lanzo - Rivista Promuovere
I segni di queste estrazioni si possono riconoscere bene ancora oggi semplicemente ammirando la parete della montagna. Nella foto sono evidenti i segni della lavorazione dello stacco della pietra ollare dalla parete. La porzione di pietra, una volta prelevata, veniva montata su un tornio artigianale e dunque perforata all’interno, in modo da ottenerne poi un recipiente. Oltre ad essere un luogo di sfruttamento per il ricavo di questi materiali, le Courbassere erano e sono un evidente luogo sacro. Ciò è testimoniato dal fatto che le loro rocce regalano alla vista diversi tipi di incisioni, alcune recenti quali ad esempio iniziali di nomi, altre invece decisamente più antiche e intriganti come ad esempio croci, figure antropomorfe, compassi e il celebre ankh, ovvero la croce egiziana simbolo della vita. Tutto ciò probabilmente è comunque legato all’utilizzo che veniva fatto di queste particolari pareti.

Croci e iniziali di nomi

Le croci sono un simbolo sacro che veniva già utilizzato in epoca preistorica; alcune ipotesi sostengono che ciò accadesse perché la croce ricorda la figura dell’essere umano, mentre secondo altre opinioni la croce rappresenta l’incontro tra il mondo terreno (braccio orizzontale), il cielo (parte alta del braccio verticale) e gli inferi (parte bassa del braccio verticale).

La visibilità delle croci e il loro spessore danno informazioni più o meno indicative sul periodo in cui sono state incise e sugli strumenti utilizzati per crearle, nonché sul metodo di incisione.

Generalmente quelle più sottili sono più antiche mentre quelle più spesse risalgono ad un’epoca più recente; tuttavia bisogna tenere presente che in epoca medievale per l’incisione veniva utilizzato un coltellino, dunque anche in questo caso le croci appaiono più sottili, ma sono più recenti di altre che possono apparire invece di maggiore spessore.

Nomi - Ala di Stura, Valli di Lanzo - Rivista Promuovere
La croce che in questa foto risalta maggiormente, ad esempio, è stata incisa con due metodi diversi; il braccio verticale infatti è stato ricavato per mezzo di uno scalpello, quello orizzontale invece per mezzo di una picchettatura. Stando dunque a queste evidenze, la croce appare molto più recente rispetto alle altre (1600-1700) e inoltre si tratta di una croce greca, come suggerisce il fatto che i bracci siano di uguale lunghezza.

Ankh e compassi

Riguardo a questi segni si potrebbe fare la seguente ipotesi. Il celebre simbolo dell’ankh (al centro) trae origini antichissime nella cultura orientale, in particolar modo quella egiziana, e rappresenta la chiave della vita.

La sua presenza su questa parete è da rimandare quasi sicuramente alla mano di un individuo molto erudito che si trovava da queste parti; la sua identità potrebbe esserci suggerita dai due compassi intrecciati che vediamo alla sinistra del simbolo della vita.

Ankh - Ala di Stura, Valli di Lanzo - Rivista Promuovere

Questi infatti erano strumenti utilizzati dai muratori (in francese maçon) e, poiché proprio per questo motivo non casualmente ricorrono tra i simboli della massoneria, come anche l’ankh, si potrebbe ipotizzare che chi ha inciso questi segni fosse proprio un massone.

Inoltre, dal momento che sappiamo della presenza in zona di ufficiali sabaudi massoni tra il 1700 e il 1800, potremmo anche ipotizzare che questo sia il periodo in cui è stata creata questa incisione.

Le Grotte del Servagiu

Le Courbassere nascondono anche due grotte misteriose conosciute con il nome di Grotte del Servagiu, in dialetto alese ovvero franco provenzale. Il Servagiu non è nient’altro che la mitica figura dell’Uomo Selvaggio, un personaggio che è protagonista di una leggenda comune a molte culture.

Stando a ciò che si sentiva raccontare tra queste montagne, l’Uomo Selvaggio era una creatura simile ad un essere umano ma con aspetti animaleschi che riflettevano il suo stretto rapporto con la natura: egli infatti viveva nei boschi e nelle grotte, a contatto con piante e animali, e non amava molto la compagnia degli umani.

Nonostante ciò, l’Uomo Selvaggio era un individuo di buon cuore sebbene apparisse ai più schivo e scontroso; per aiutare gli abitanti della zona insegnò loro alcuni aspetti pratici che di fatto caratterizzavano la vita della gente del luogo, come ad esempio l’arte casearia.

Croce antropomorfa - Ala di Stura, Valli di Lanzo - Rivista Promuovere

Un giorno però alcuni uomini stolti e irrispettosi, ma soprattutto irriconoscenti per l’aiuto che lui aveva sempre offerto, gli fecero un brutto scherzo che l’offese a tal punto da indurlo ad andarsene: e così l’Uomo Selvaggio scomparve senza lasciare traccia. Non tornò mai più.

Come spesso accade, i luoghi che sono protagonisti di miti e leggende sono anche luoghi che nascondono un passato sacro legato a culti molto antichi che affondano le loro radici in tempi remoti: questo ovviamente vale anche per le nostre due grotte.

Per raggiungerle, basta arrivare alla palestra di roccia; a quel punto, dei cartelli indicano il percorso da seguire. L’entrata della prima grotta offre lo spettacolo di numerose croci e figure antropomorfe, oltre che alcuni segni molto più recenti che venivano probabilmente utilizzati dagli abitanti delle valli per demarcare i confini.

La seconda grotta invece è preceduta all’ingresso da un muretto a secco e la sua volta è costellata di segni che per ora sono illeggibili e di difficile interpretazione.

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