cascina6b banner 2 Rivista Promuovere
Scopri il 'Progetto Promuovere': Più valore ai nostri territori

IL SOGNO DI ELEONORA

Eleonora Gatti - Tennis Club di Ciriè

Scritto da Andrea Strumia

18 Settembre 2020

C’è sempre una promessa, in ogni adolescente. È una promessa che va ascoltata, osservata, rispettata con amore e con delicatezza, come una giovane pianta che germoglia e chiede soltanto protezione. Non dipende da noi, il suo germogliare: germoglierebbe comunque. Dipendono da noi, invece, l’ambiente in cui cresce, la purezza dell’aria che la circonda, l’attenzione costante ad assecondarne lo sviluppo, ci piaccia o no. Nient’altro, poi fa da sé.

Le promesse degli adolescenti sono gli unici sogni che possono essere definiti tali, perché sono gli unici che si realizzeranno davvero. Magari un po’ diversi da come li si immaginava, magari anche completamente diversi, ma cascasse il mondo si realizzano. Il sogno di Eleonora è la felicità e se pensate che sia banale è perché non sognate da troppo tempo. La felicità è la promessa di Eleonora e di tutti gli adolescenti come lei, in ogni parte del mondo.

Perché i ragazzi che germogliano hanno una capacità che poi con il tempo rischia di perdersi e che molti di noi, infatti, hanno perduto: quella di guardare la Luna e non il dito, di non confondere il fine con il mezzo, la promessa con il contingente.

Eleonora Gatti ha 13 anni, vive a Ceretta di San Maurizio con mamma Vittoria e papà Sergio e gioca a tennis. Ma gioca bene, diamine se gioca bene! Eccola, la promessa di Eleonora. La felicità, non il tennis. La felicità che sogna la incide nell’aria colpendo con grinta ogni palla, o la graffia con volée forti e tese, o la accarezza con traiettorie delicate. E così alimenta il suo sogno, quello di essere felice. Il tennis ora è il mezzo e probabilmente lo sarà anche in futuro o forse no, forse Eleonora sceglierà altri modi di disegnare la felicità e magari userà strumenti diversi dalla racchetta e lei lo sa bene. Ma ora il mezzo è il tennis e anche questo, Eleonora, lo sa bene.

Parla con la sicurezza dell’adolescente che si affaccia alla vita, ma con una consapevolezza maggiore e palpabile, che le deriva da un carattere già temprato dai campi e dai tornei, con ancora in corpo le scariche dell’allenamento concluso poche ore prima.

Iniziò da bambina, aveva cinque o sei anni, con un normale corso propedeutico, poco più di un gioco; bello però, bellissimo. La scintilla vera scoccò tre anni fa al Tennis Club di Ciriè, quando fra i biglietti estratti alla lotteria dei bambini saltò fuori anche quello della piccola Eleonora, che vinse un’ora di lezione di tennis con il maestro Paolo Ballatore, al quale non sfuggì il talento di quel germoglio. Eleonora si butta, si mette a imparare il tennis sul serio, a giocare partite vere e a perderle tutte, com’è giusto che sia. Ma intanto cresce, prende le misure al tennis e a se stessa, mentre tutti si rendono conto che la ragazzina ha dei buoni numeri.

Poi passa alle Pleiadi di Moncalieri e lì la musica cambia, perché Eleonora e la sua famiglia capiscono che il gioco incomincia a farsi duro. Tre ore di allenamento dal lunedì al venerdì, un centinaio di chilometri al giorno tra andata e ritorno. Eleonora esce da scuola, salta sull’auto della mamma, pranza al volo durante il viaggio, si allena, risale in auto, arriva a casa per la cena preparata dal papà, ex calciatore dilettante e appassionato di sport che ora ha capito di doversi allenare anche ai fornelli. Poi, prima di andare a dormire, i compiti per il giorno dopo. Quelli assegnati in mattinata, perché quelli già programmati, Eleonora, li fa in anticipo durante i fine settimana, quando non deve giocare: non perché sia “secchiona”, ma perché l’organizzazione perfetta è l’unico modo per sostenere questi ritmi.

I risultati a scuola sono ottimi e anche sui campi di tennis incominciano a farsi di tutto rispetto. Eleonora ha oggi all’attivo due Campionati Italiani e due tornei internazionali, ad Annecy, in Francia, e a Bludenz, in Austria, dove è arrivata a giocarsi la semifinale in doppio con una svizzera ma, accidenti, quelle due austriache erano troppo forti, tanto che poi il torneo l’hanno vinto loro. Ma che importa? Sono esperienze, queste, che ti fanno crescere, strappi potenti e bellissimi nel percorso della felicità, raggi di sole violenti ma sicuri sui germogli che crescono.

La nuova stagione agonistica, Eleonora, la inizia al livello 2.8 (su una scala da 4 a 1, dove 1 è il professionismo). I numeri, però, servono a fare le classifiche, mica la felicità. E allora Eleonora, mentre si allena con grinta e con serietà, continua a sognare. Sarà una tennista professionista? Sogna di ritirarsi dopo una bella carriera e di aprire un’accademia di tennis, dove assumerà solo maestri che sappiano valorizzare i ragazzi, aprendo le porte ai talenti puri, soprattutto a quelli che hanno meno possibilità di altri e che rischierebbero di non emergere mai.

Non sarà una tennista? Sogna di fare la ricercatrice e di sviluppare nuove cure al servizio della medicina. Poi magari farà entrambe le cose, oppure nessuna delle due e sceglierà ancora un altro strumento per disegnare nell’aria la sua felicità. È normale, le promesse ti sorprendono sempre.

Condividi
Diventa Partner di Promuovere

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

16 − 8 =

Caricamento notizie in corso ...
Rivista Promuovere - Persone Culture Territori


Chiudi il menù