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Il fenomeno nato negli Stati Uniti sta diventando sempre più popolare anche a Torino e in Provincia; scopriamo come si partecipa a questa attività, fra indizi e piccoli tesori

ALLA SCOPERTA DEL GEOCACHING

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Scritto da Davide Corvo

19 Novembre 2021

Scoprire posti meravigliosi attraverso un gioco. È questo lo scopo finale del geocaching, un’attività che porta migliaia di esploratori in giro per il mondo a cercare dei piccoli tesori nascosti all’interno di alcune scatole, grandi o piccole, nei pressi dei luoghi di valore presenti sul territorio. 

Una caccia al tesoro contemporanea

L’idea nacque nel 2000, quando Dave Ulmer, un informatico amante dei sistemi GPS nascose un oggetto in un bosco nei pressi di Portland. Pubblicò poi la sua ubicazione in un gruppo online. L’obiettivo era quello di trovare il tesoro nascosto da Dave, che consisteva in un diario, una matita, qualche libro e un paio di videocassette. L’unica regola imposta dall’organizzatore imponeva ai giocatori di lasciare qualcosa all’interno della scatola, dopo essersi invece portati via uno degli oggetti presenti. Mike Teague, un esploratore appassionato, fu il primo a trovare la scatola nascosta. L’idea fu un successo. Nelle settimane che seguirono, altri appassionati cavalcarono l’onda e cominciarono a nascondere piccoli tesori in giro per il mondo, pubblicando poi le coordinate su Internet e permettendo così il continuo del gioco. Mike, che prese a cuore il progetto, si occupò allora di raccogliere tutte le indicazioni geografiche delle scatole e di pubblicarle sulla sua pagina personale online. Ora l’idea si è evoluta: per partecipare basta connettersi al sito www.geocaching.com o scaricare l’applicazione mobile dedicata. Dopo l’iscrizione alla piattaforma si può scegliere se nascondere la propria “cache”, così vengono chiamate in gergo tecnico le scatole del tesoro, o se andare in giro a cercare e trovare quelle nascoste dagli altri giocatori.

Nel tempo il gioco si è sviluppato per cercare di portare gli esploratori a recarsi in luoghi di grande valore storico, culturale o estetico. Le piccole scatole, disseminate sul suolo di quasi tutto il globo, sono posizionate nei pressi di alcuni tra i luoghi più belli del mondo. Alcuni di essi, però, sono sconosciuti ai più. Infatti, spesso vengono selezionate chiesette di campagna, rovine di antichi palazzi o parchi naturali, per attirare i “seekers” (così vengono chiamati i cercatori) in posti poco turistici ma ugualmente meritevoli di una visita.

Piemonte e Torino, terra di geocaching

Anche il Piemonte è ricco di cache da trovare. Tante che sarebbe praticamente impossibile elencarle tutte. Cercando sulla piattaforma online ufficiale del gioco la parola “Piemonte”, si carica una lista di 3690 risultati. Ciò dimostra la grande popolarità guadagnata dal gioco, ma anche la forte presenza di luoghi interessanti sul territorio della regione. Restringendo la ricerca alla singola città di Torino, le cache nascoste in giro per il capoluogo sono 156. La varietà dei luoghi scelti è incredibile: si passa dal Cimitero Monumentale alla curva Sud dell’Allianz Stadium (casa della Juventus), dalla Basilica di Superga alla famosa Fondazione Piazza dei Mestieri, luogo di aggregazione di numerosi giovani che possono sperimentare ed imparare diverse tipologie di lavori. Persino a Vrù, piccolissimo borgo alpino delle Valli di Lanzo, è presente una minuscola cache nascosta tra le due costruzioni che hanno reso celebre il paese, le riproduzioni in scala della Torre di Pisa e della Mole Antonelliana. Nell’arco della nostra intervista al suo costruttore (che puoi leggere qui), Giovanni Berta, abbiamo scoperto che nemmeno lui era a conoscenza della presenza della piccola scatolina nei pressi delle sue opere.

Le testimonianze dei “seekers” torinesi

Abbiamo interpellato sull’argomento Cody Giuntini, che su YouTube gira il mondo alla ricerca dei piccoli tesori lasciati dai giocatori. «Ho conosciuto questo gioco tramite una rivista. La voglia di proseguire è dovuta all’essenza stessa del geocaching. Scoprire nuovi posti, con gli occhi di chi nasconde le scatoline, senza affogare mai il Peter Pan che è in noi. Proprio come in una caccia al tesoro», ha raccontato.

Antonio Dumitru, grande appassionato ed esploratore sempre alla ricerca di cache nel Torinese, ci ha raccontato: «Ho iniziato a giocare due anni fa, per conto mio. In contemporanea, la quasi totalità delle new entry proveniva dai social come TikTok. Diverse cache sono state vandalizzate e tanti veterani hanno di conseguenza innalzato il livello di difficoltà in modo tale da rendere le cache visibili soltanto ai giocatori più esperti. Il geocaching mi ha certamente fatto scoprire posti nuovi, luoghi che altrimenti non avrei visitato, ma soprattutto mi ha fatto scoprire meglio quelli che conoscevo già. La mia cache preferita a Torino credo sia quella dell’arco di Trionfo, ma ci sono diverse belle esplorazioni da fare nelle zone di Mole Antonelliana, Gran Madre, Giardini Reali e Villa della Regina. Seguendo la linea delle cache si scopre qualcosa della Torino storica, esoterica e architettonica, della cultura operaia e delle grandi opere pubbliche».

Il geocaching si sta trasformando così in un nuovo modo per andare alla scoperta di luoghi e bellezze del territorio.

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