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Acquistare capi di abbigliamento di seconda mano è sempre più diffuso: una scelta trasversale che unisce generazioni e ceti sociali. Un viaggio nel mondo del vintage e "second hand" in puro stile sabaudo

VINTAGE: PASSIONE E SOSTENIBILITÀ PRIMA DI TUTTO

Sempre più vintage: l’abbigliamento che guarda al passato

Si è visto nel ritorno dei dischi in vinile, le cui vendite, ormai anche in Italia, hanno superato quella dei più moderni cd, secondo un picco di nostalgia o una riscoperta da parte delle generazioni che non hanno mai vissuto la loro prima epoca. Si osserva in alcuni stili di arredamento, che riprendono elementi dal passato, per chi preferisce un ambiente rassicurante ad un più freddo aspetto moderno. Ma la passione per il vintage si riscontra anche e sempre più nell’abbigliamento.
Nello specifico, vintage è l’attributo di un capo o di un oggetto che ha alle spalle almeno 20 anni di vita ed è qui che risiede il suo valore: ciò che lo rende ricercato è il tempo che un modello mostra su di sé, il fascino acquisito negli anni, l’essere diventato un classico riconoscibile e identificabile con un preciso decennio.
E allora ciò che apparentemente ha già fatto moda ed è superato oggi non solo si usa ancora, ma è oggetto di ricerca di appassionati e intenditori che non si accontentano più di costruire il proprio guardaroba nelle grandi catene di abbigliamento fast fashion e low cost, ma preferiscono capi meno omologati che difficilmente saranno addosso a tutti nello stesso periodo.
Spesso ciò che è vintage è anche usato, ma occorre fare una precisazione, perché le due definizioni non corrispondono perfettamente. Usato, o second hand, non necessariamente ha caratteristiche particolari nello stile e nel caso in cui le abbia non è abbastanza vecchio, nel senso buono del termine, per essere considerato vintage.

Perché si acquista vintage?

Le ragioni di questa particolare direzione imboccata dal mercato dell’abbigliamento, che non è esattamente una novità, hanno a che fare con la ricerca di uno stile originale, ma non soltanto.
Le case di moda sono le prime a recuperare elementi e dettagli che sanno di un’altra epoca- come Gucci che tra le sue ultime collezioni inserisce diversi elementi Anni ’70, tra velluto, pantaloni a zampa e camicie dai colletti importanti- ma la moda vintage non è la semplice ispirazione ad un capo di altri tempi. Sempre di più è il recupero di pezzi autenticamente provenienti dal passato, attingendo quindi dal mercato di abbigliamento di seconda mano, con non pochi pregi dalla propria parte.
Ad un discorso sullo stile è possibile affiancare infatti una narrazione ecologica e sostenibile, che vede nell’usato un ottimo modo per riciclare prodotti tessili ancora in ottimo stato, evitando così di fabbricarne altri la cui produzione e smaltimento rappresentano un fattore di inquinamento non indifferente. Anche da un punto di vista etico, recuperare vestiti già esistenti è un modo per rallentare la corsa dell’instant fashion: in base alle più aggiornate tendenze dettate dalle passerelle, i marchi di abbigliamento più economici e diffusi in tutto il mondo producono i propri articoli così da essere sempre in grado di vendere alla clientela un prodotto esattamente allineato alla moda del momento. Prezzi e qualità bassi, in ciò che in alcune parti del mondo è stato prodotto per costare poco e avere una vita breve, giusto il tempo che la moda del momento passi, dove il prezzo è pagato da un’inesistente etica del lavoro.
Da non sottovalutare infine, anche l’aspetto economico di questo settore, che è in grado di accontentare diverse “tasche”.
In risposta a questa domanda il mercato si adegua, con diverse realtà che scelgono di trattare l’abbigliamento vintage di seconda mano.

Dove cercare: spunti e suggerimenti su Torino

Vinokilo ad esempio, è un evento temporaneo che tocca periodicamente diverse città in tutta Europa, numerose italiane tra cui Torino- dove tornerà dal 21 al 24 ottobre presso il Bunker- Milano, Padova, Venezia, Trieste, Firenze e la lista continua ancora. Un mercato di pochi giorni in cui è possibile acquistare abbigliamento vintage usato, non appartenente a marchi del fast fashion, pagando un prezzo in base al peso della merce scelta ed eventualmente portando i propri vestiti ormai inutilizzati in cambio di uno sconto, incentivando così il ricircolo. Maggiori info Vinokilo Torino.

Anche Humana vintage, una catena di negozi italiana con sedi a Torino, Roma, Bologna, Milano e Verona, tratta questa tipologia di capi che spaziano dagli anni ’60 ai ‘90, con il valore aggiunto di essere nata come organizzazione umanitaria. Oltre ad un occhio di riguardo per l’ambiente, i profitti delle vendite dei negozi sono destinati a sostenere progetti di sviluppo. Esiste anche, proprio a Torino, Humana second hand, simile nel concetto di vendita di abbigliamento di seconda mano, ma appunto privo della connotazione vintage, a conferma del fatto che le due definizioni non necessariamente coincidono. (Humana Vintage).

Sin Control Vintage nel cuore di Santa Giulia

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Il punto di riferimento per il vintage in Santa Giulia

Per non parlare, poi, di tutti i singoli negozi e attività indipendenti che hanno scelto di fare del vintage il proprio core business.  A Torino sono numerosi, e tra questi, un riuscito esempio è Sin Control Vintage. Nel cuore di Santa Giulia, punto di riferimento per gli amanti del settore e guidato da un concept preciso e definito, da quando nel 2016 Martina Mosca, la sua titolare, ha deciso di stabilire lì la sua attività nata ben prima: «Inizialmente mi occupavo dei mercatini soltanto nel tempo libero, visto che sono sempre stata appassionata di vintage, dall’abbigliamento all’oggettistica, fino a quando non mi sono trasferita in Spagna con il mio socio, ci siamo affezionati agli eventi e al mondo del market». Concentrandosi su annate iconiche, dagli anni ’80 ai primi 2000, iniziando da Ibiza, poi sulla penisola iberica, a Barcellona fino al ritorno in Italia, nel mondo delle fiere e dei mercatini. Infine l’apertura del negozio di Torino, nel 2016, senza però abbandonare del tutto gli eventi fieristici più appassionanti e aggiungendo anche un e-commerce e diverse piattaforme dedicate come Asos Marketplace, Depop, Etsy. Dietro a Sin Control, una ricerca svolta in prima persona seguendo un filone, tra fornitori nazionali ed esteri: «La nostra passione- spiega Martina- mia e delle ragazze che lavorano insieme a me, non si limita all’abbigliamento, ma anche alla cultura che ci gira attorno, dalla musica al cinema o agli eventi ad esempio. La nostra ricerca parte da questo e dal nostro gusto, perché va bene la moda, ma ognuno ha la propria, che può adeguarsi o meno alle tendenze principali. Perciò si tratta di una scelta super personale e dettagliata nelle forme, nei colori e nei materiali». Rispetto invece alla crescita di interesse del pubblico, in maniera trasversale, per il vintage, potrebbero essere diversi i motivi ad aver influito; secondo Martina, che ne ha visto l’evoluzione negli ultimi anni: «Sono mille i fattori ad aver stimolato la vendita di abiti di seconda mano. Con il vintage si ha la possibilità di acquistare un bel capo, anche firmato, a costi contenuti, oppure un pezzo a costo molto contenuto. Soprattutto però è la voglia di essere diversi, creare un proprio stile. A Torino, rispetto a Milano dove siamo spesso presenti nelle fiere, è più difficile conquistare una fascia adulta. A noi si rivolge una clientela più young che osa, si interessa di moda e street style, ma col passare del tempo vedo tantissime tipologie di persone. In quanto alla sostenibilità è un discorso che mi piace lasciare in secondo piano, perché sono la prima ad esserne attenta e a lanciare campagne, come la possibilità di accumulare più punti per chi porta la propria borsa da casa, e non è da sottovalutare chi preferisce acquistare usato invece che presso le multinazionali, ma spesso sento fare discorsi in questa direzione senza che siano del tutto veri. Se poi il risultato è comunque un minor impatto, meglio!».

Mou Vintage & Bar: capi selezionati e spazio polivalente

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Da Mou Vintage & Bar in via San Massimo

Il vintage è una cultura, un modo di essere allora, che può passare dai vestiti, ma anche da molto altro. Da Mou Vintage & Bar, Marco Lanatà ha dato vita a uno “spazio polivalente” dove si possono trovare capi selezionati, appartenenti a un vintage non di massa, con un solo pezzo per taglia. Pantaloni a zampa, top in stile disco e camicie in fantasia, scelte che vanno dagli Anni ’70 ai primi anni 2000, pezzi unici tra cui alcuni realizzati a mano a partire dal disegno fino alla realizzazione. Tutto ciò in mezzo a vinili selezionati, birre e vini artigianali. «Ho aperto Mou Vintage & Bar tre anni fa, il negozio è nato insieme al bar, come una cosa unica, un ambiente che avesse delle buone vibrazioni- racconta Marco- colorato, inclusivo, dove a volte organizziamo feste, con musica, dj set, artisti che vengono a esibirsi. È più di un negozio vintage, o di un concept store: uno spazio in cui capitare anche da soli, o come artisti, turisti».

Olga Borriello: la regina del Balôn

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Olga Borriello è un’esperta di vintage. Con le sue bancarelle è uno dei punti di ritrovo al mercato del Balon di Torino

Non solo semplici negozi quindi, ma spazi in cui si incrociano storie e racconti, portati dai capi stessi. Olga Borriello, dal suo banco al Balôn vende vestiti che per lei e per chi li possiederà sono un po’ un tesoro, portatori di un’artigianalità ormai scomparsa, di una sartorialità visibile nelle rifiniture, nei tessuti, nei dettagli dei bottoni che oggi, a detta di Olga, apprezzano anche e soprattutto i più giovani: «Quando presento un abito, con tutto il mio entusiasmo, facendo anche dei video con cui si divertono tutti, riesco a vedere chi l’ha posseduto e mi rendo conto che verrà scelto da una persona uguale a quella, con  le stesse misure, e gli stessi gusti che ne riceverà l’energia. La gioventù che mi viene a trovare al Balôn ha scoperto una cultura ormai, ed è una cosa che apprezzo. Cercano capi indipendentemente dal genere originario, come la giacca da camera del nonno. Una volta ridevano e io un po’ mi arrabbiavo, senza sapere quanta richiesta ci sarebbe stata in futuro. Io sono orgogliosa di aver capito questi pezzi così preziosi, dagli Anni ’50 fino agli Anni ’90, e di spiegarli agli altri. Rappresentano un tempo in cui non era bello solo l’abbigliamento, anche il momento storico. È un filone che non finirà mai, quindi evviva il vintage!».

 

 

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