Erika Anna Savio scrive con la semplicità a un tempo disarmante e disincantata di chi sa incidere la carne del lettore. Ogni parola, ogni immagine dipinta da una prosa essenziale e spietata, altro non sono che tratti di un marchio a fuoco. Ma è un marchio che non brucia, fa un po’ male eppure non c’è violenza, nemmeno nei modi più bruschi della narrazione: ti si appoggia sulla carne e ti stampa un segno che capisci subito durerà per sempre. Non puoi farci nulla, lo accogli volentieri, butti giù un po’ di amaro e poi ti tuffi sulle pagine successive con la consapevolezza che tutto ciò che leggerai non ti lascerà indifferente.
Erika Anna Savio, I ragazzi sognano in technicolor
Leggetelo, il romanzo di Erika Anna Savio, I ragazzi sognano in technicolor, Astoria Edizioni. Leggetelo perché, quando girerete l’ultima pagina e vi comparirà l’indice, la storia vi mancherà e vi verrà voglia di andarli a cercare, i personaggi del libro, di vagare per le strade della periferia Sud di Torino e indovinarne i tratti invecchiati nei volti dei passanti. Non li troverete, saprete già che non li troverete, non perché Lisa, Yuri, Alex e tutti gli altri sono soltanto (soltanto?) personaggi di un romanzo, ma perché saranno comunque già andati oltre, in un altrove che è quel luogo dove ti porta la vita facendoti un male cane eppure conducendoti al sicuro, nella consapevolezza che non c’è colpa né redenzione, ma solo spietata, irrimediabile, meravigliosa vita.
Dopo aver letto il romanzo d’esordio di Erika Anna Savio, possiamo dirlo con affetto e gratitudine: è nata una scrittrice. Qui e ora. Non importa il prima né il dopo, come nella storia degli adolescenti protagonisti de I ragazzi sognano in technicolor, importa solo quel marchio indelebile che ti si stampa come una frustata e rimane lì, che tu lo voglia o no, a ricordare le emozioni dell’adolescente che sei stato, le luci cangianti che scandiscono le atmosfere della periferia torinese degli anni Ottanta, gli odori di una Torino che è stata appena ieri e che pure non è più se non nella tromba delle scale senza tempo dei condomini, la polvere degli sterrati confinanti con l’asfalto, l’afa dei giardini pubblici che si stempera nei crepuscoli estivi. E, in tutto questo, il desiderio di vita degli adolescenti soffocato dal destino di ciascuno, comunque modificabile e riscattabile, e dall’immatura disperazione degli adulti, questa sì irrecuperabile.
In questo mondo ci accompagna Lisa, ragazzina timida e smarrita, gettata nel frullatore della vita da una madre bambina e piombata, insieme al fratellino Yuri, in una periferia urbana degradata. La sua storia – al netto delle situazioni, degli ambienti di vita, del periodo storico – è in fondo la storia di tutti gli adolescenti chiamati a raccogliere la sfida dello stupore della vita che all’improvviso ti si para innanzi nella tua crescita e che ciascuno è tenuto a giocarsi con le carte che ha. Non c’è eroismo, nella storia di Lisa, ed è questo che la rende vera. Così come non c’è manierismo nella prosa di Erika Anna Savio ed è questo, a modesto parere di chi scrive, che fa di Erika una scrittrice. Erika Anna Savio non chiede di essere letta: scrive, semplicemente, e tu non puoi fare a meno di leggere. Che è ciò che distingue uno scrittore autentico da chi semplicemente ci prova.
Se mi è consentita una parentesi personale, nel vortice dei ricordi stimolato da I giovani sognano in technicolor, Erika la ricordavo esattamente così: senza un prima né un dopo, qui e ora, forte di una straordinaria capacità di calarsi nella parte, perché il lavoro è importante e va fatto bene, dopo una formazione seria e solida. Giovane caporedattore di una testata tanto ambiziosa quanto felicemente dimenticata, conobbi Erika Anna Savio come ancor più giovane collaboratrice desiderosa di mettersi alla prova con il giornalismo. Di lei apprezzai subito, non senza un certo stupore, il fatto che presentandosi sorvolò sul proprio curriculum, pur di tutto rispetto, chiedendo semplicemente di essere messa alla prova con un primo articolo. Le affidai un pezzo tosto e lei lo affrontò con tanta serietà che sparì per tre giorni, affrontando peripezie che mi confidò in seguito e che resteranno sempre un segreto fra noi due, e poi tornò con un lavoro perfetto. Due anni fa, quando fondammo Promuovere online, la testata che sta ospitando questo articolo, giurammo che avremmo dato spazio solo a collaboratori di valore e che rispondessero a tre requisiti: solida formazione, talento, capacità di scrittura. Facendo la conta fra i tanti giornalisti conosciuti in trent’anni di attività, ci rimase una selezione che stava sulle dita di una sola mano. Erika Anna Savio era una di quelle dita e siamo orgogliosi di averla con noi.
Oggi Erika Anna Savio, oltre che scrittrice e giornalista pubblicista, è insegnante di lettere in una scuola media nonché autrice dei due interessanti libri di indagine sociale e testimonianza territoriale Mirafiori Sud, vita e storia oltre la fabbrica e Mirafiori Nord, la fabbrica del cambiamento (Graphot Editore, 2014 e 2017) scritti insieme all’urbanista Federico Guiati.
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