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Dal 1974 ad oggi, in Italia, sono stati inghiottiti nel nulla 72.442 tra uomini, donne e bambini. Vite sospese in un mondo senza tempo e senza spazio: la storia di Fabrizio e di mamma Caterina

PERSONE SCOMPARSE, MA SEMPRE VIVE NEL CUORE DI CHI SPERA

Persone scomparse. Scomparse nel nulla. È questa la realtà di un mondo parallelo che ingurgita ogni giorno decine di persone, uomini, donne, bambini. Dal 1° gennaio 1974 (anno di avvio degli inserimenti nella banca dati C.E.D. interforze del Ministero dell’interno) al 30 giugno 2022 si registrano 287.881 denunce di scomparsa, delle quali 215.439 riguardano persone scomparse e poi ritrovate, mentre sono 72.442 le persone di cui non si sa più nulla, vite sospese in un mondo senza tempo e senza spazio, in un Limbo che poche volte restituisce chi ha divorato.

Nei primi sei mesi del 2022 le persone scomparse nel nulla sono state 4.575: oltre i due terzi erano minori

Nel primo semestre dell’anno appena trascorso, dal 1° gennaio al 30 giugno, come si legge nella relazione del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, sono ben 4575 le persone scomparse, persone di cui si sono perse le tracce e che non sono state ritrovate. E lascia senza fiato il dato che riguarda i bambini. A sparire sono soprattutto minori. Per loro si arriva ai due terzi delle denunce di scomparsa sul totale. Fa rabbrividire sapere che, pur considerando solo un tempo limitato, che va da gennaio e giugno dello scorso anno, sono 3561 i minori di cui non si hanno notizie. Sembrano svaniti, risucchiati in un buco nero, che tutto nasconde nel buio più assoluto. Sono tante le domande che ci vengono in mente su una realtà così drammatica, ma il tormento sta proprio lì, nel non avere risposte. E la mancanza di risposte, nei familiari delle persone scomparse, provoca un dolore che non si acquieta mai. Si cerca disperatamente una spiegazione che razionalmente possa chiarire tutto e consolare chi è rimasto ad aspettare, ma la spiegazione non c’è. Eppure la speranza non si arrende mai.

La tenacia di Caterina Migliazza: un segno di speranza per le famiglie delle persone scomparse

Ci sono tante storie di persone scomparse, ma anche tante “Storie di attesa senza resa”. Così le definisce Caterina Migliazza, di Collegno, che attende da 17 anni il figlio, Fabrizio Catalano, 19 anni, scomparso sulla Via di Francesco, tra Assisi e Gubbio, nell’estate del 2005, il 21 luglio. Una madre non può arrendersi alla scomparsa di un figlio, anzi è capace di trarre forza dal dolore per penetrare nello spazio dell’irrazionalità e lottare per trovare un segno di quel viaggio misterioso verso l’ignoto. Caterina ha raccolto tutte le energie che le restavano e ha costituito un comitato per mettersi sulle tracce di Fabrizio e di tutti coloro che sono andati incontro alla stessa sorte, di tutte le persone scomparse in Italia. Il comitato è diventato una vera e propria associazione, nel 2014, con il nome di Cercando Fabrizio e…, sostenuta anche dall’associazione Penelope che copre tutto il territorio nazionale.

«Lo scopo – riferisce Caterina Migliazza – è dare voce agli oltre 72mila scomparsi ad oggi in Italia». Uno scopo che Caterina persegue quotidianamente, anche attraverso la scrittura. Ha scritto due libri, Caterina Migliazza. Il primo è Cercando Fabrizio, storia di un’attesa senza resa, con la collaborazione della sua migliore amica Marilù, pubblicato nel 2009, con la prefazione è di Federica Sciarelli, conduttrice della trasmissione televisiva Chi l’ha visto?,  e la postfazione di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. «Fabrizio amava scrivere – racconta – Dopo la sua scomparsa ho ritrovato una sua raccolta di poesie, che sembravano quasi preannunciare il suo destino. Le ho inserite nel libro, così come un racconto che aveva scritto all’età di 14 anni e che avrebbe voluto completare nel tempo. È stato per me liberatorio scrivere, ritrovando in qualche modo Fabrizio in un’altra dimensione».

Il ragazzo frequentava il secondo anno di musicoterapia ad Assisi, quando è scomparso. Era sempre stato un ottimo studente. Nutriva la passione, oltre che per la letteratura, per la musica. Portava sempre con sé la sua chitarra. Anche quel giorno. Fu ritrovata da un cacciatore sette mesi dopo, a qualche chilometro di distanza dalla via di Francesco. «Solamente allora sono state attivate le ricerche – spiega Caterina – perché purtroppo quando le persone scomparse sono maggiorenni, tutto viene archiviato dalle autorità come allontanamento volontario. La nostra lotta è anche per un disegno di legge che faccia scattare nel più breve tempo possibile le ricerche».

Il tribunale di Torino ha dichiarato la morte presunta di Fabrizio nello scorso mese di novembre. «È stata una violenza emotiva giungere a tale conclusione – ammette Caterina – ma la burocrazia non riconosce lo stato di persona scomparsa. Nell’ultimo censimento ho dovuto dichiarare che Fabrizio era a studiare ad Assisi. Per la burocrazia, finché non si arriva alla morte presunta, le persone scomparse vivono nella società sottostando a diritti e doveri. In alcuni casi ad esempio è necessario nominare un curatore dei beni, per una persona che fisicamente non c’è. Ci sono anche problemi molto pratici oltre al dolore per una persona scomparsa. Auspichiamo un supporto anche economico da parte dello Stato per i familiari. Ci sono tanti aspetti che accompagnano una scomparsa. Nelle ricerche abbiamo potuto contare su tanti volontari, ma la diffusione della notizia, le locandine affisse ovunque, hanno dei costi che non tutti sono in grado di permettersi».

Ma soprattutto Caterina avrebbe voluto un supporto psicologico, per sé e per il fratello minore di Fabrizio. «Alessio – ricorda – frequentava il terzo anno nello stesso liceo del fratello. Le domande, gli sguardi, tutto il dolore, lo avevano fatto chiudere in se stesso. La scrittura, il mio primo libro, sono stati liberatori anche per lui». Oggi Alessio vive nel Canavese e ha una figlia piccola che vorrebbe Fabrizio potesse conoscere.

La scrittura come liberazione, come conforto e racconto rivolto al giovane scomparso, è lo strumento con cui Caterina ha pensato di coinvolgere i ragazzi delle scuole. È infatti arrivato alla nona edizione, il Premio letterario nazionale “Caro Fabrizio, ti racconto….”. Il titolo della prossima edizione è “Caro Fabrizio, ti racconto una follia”. «L’idea è nata dalla necessità di non far cadere nell’oblio Fabrizio e tutte le altre persone scomparse – afferma Caterina – Nel corso del tempo poi mi sono accorta di quanto sia importante la scrittura per i ragazzi, che rivolgendosi a Fabrizio raccontano le loro storie più segrete, allegerendo a volte pesanti sofferenze interiori». Lo definisce «il miracolo della scrittura». Un miracolo che ha vissuto sulla propria pelle. Del 2019 è il suo secondo libro Il falco e l’altalena, la storia di una madre per un figlio scomparso. Raccontare, conoscere, informare, per cercare e per prevenire. Ci piace concludere con le parole che Federica Sciarelli ha usato per la presentazione del libro. «È uno strano paese il nostro. Ci sono i resti di giovani nei boschi e tra i cespugli, ci sono i resti di una giovane donna chiusi dentro un sacco, e lasciati lì, per anni. E ci sono mamme e padri che iniziano il loro conto alla rovescia. Sarà mio figlio? Sarà mia figlia? È uno strano paese il nostro, ma Caterina e le altre mamme stanno cercando di cambiarlo. E noi dobbiamo essere tutti accanto a loro».

Persone scomparse: Cercando Fabrizio

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