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Sabato 11 e domenica 12 settembre al Parco della Tesoriera di Torino torna TO Play, la grande manifestazione organizzata dall'associazione FortunaDado e dedicata a giovani e adulti

GIOCO, AGGREGAZIONE E SVAGO PER TUTTE LE ETÀ

Se si pensa che per i bambini il gioco rappresenta l’attività principale della loro quotidianità, si può comprendere il parere concorde di psicologi e pedagogisti nel sottolineare il rilievo del gioco per la formazione del futuro adulto. A tal proposito, dedicato a giovani e adulti, Torino organizza già da qualche anno la manifestazione TO Play, per celebrare il gioco di ruolo e da tavolo. Al parco della Tesoriera, sabato 11 e domenica 12 settembre, la manifestazione, organizzata dall’associazione FortunaDado, gestita da volontari e gratuita, ha lo scopo di unire all’insegna del gioco, attraverso giochi di ruolo, da tavolo, di ruolo dal vivo, cosplay e war game. Si potranno, inoltre, interpretare decine di personaggi, fantastici o realistici, e giocare nei mondi inventati con pirati, militari di un futuro lontano, cercatori di tesori, eroi leggendari.

Lo psicologo romano Antonio Colanicchia, citando sul proprio sito Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista britannico nato alla fine dell’Ottocento, il quale dichiarava che «Il gioco è universale e appartiene alla sanità, il gioco porta alle relazioni di gruppo […] il gioco facilita la crescita […] mentre gioca, e forse soltanto mentre gioca, il bambino o l’adulto è libero di essere creativo», afferma che anche gli adulti giocano, permettendoselo, nella quotidianità, poiché giocare dà la sensazione di esserci nel mondo, la percezione di sé e contribuisce a far emergere emozioni da condividere con gli altri. «Sintetizzando, il gioco permette di esistere creativamente sviluppando capacità e abilità soprattutto in relazione con l’altro. In questo senso il gioco è importante per l’esistenza umana in un’area sospesa tra soggettivo e oggettivo, tra fantasia e realtà. Questo tipo di esistenza permette lo sviluppo della mente, della pensabilità di ciò che ci accade e delle relazioni», sostiene lo psicologo.

To Play: chi si butta nel gioco?

«Giocare è, a mio parere, fondamentale. Aiuta ad avere una mente flessibile, costruire un pensiero critico e arrivare ad affrontare temi che, diversamente, passerebbero in sordina, facendolo, oltretutto, divertendosi. Forse la domanda da farsi non è se si abbia o meno il tempo per giocare anche da adulti, ma se si abbia voglia, o meno, di mettersi in gioco», pensa Livia Chiani, responsabile della comunicazione di TO Play. Qui i partecipanti non sono soltanto bambini, a cui la manifestazione dedica spazi e giochi, ma anche adulti, soprattutto nella fascia tra i diciotto ed i quarant’anni. Questo perché, come spiega Chiani, il gioco è uno strumento molto importante per la crescita personale di un individuo, non solo da giovane ma anche da adulto, in quanto permette di allenare la mente a situazioni ipotetiche e di immedesimarsi in contesti nuovi e inusuali, in cui ci si concede la possibilità di “perdere” senza darci troppo peso.

L’associazione FortunaDado è specializzata in gioco di ruolo e da tavolo, dunque non gioco digitale ma di relazioni, e Livia Chiani specifica che «ogni buon gioco ruota attorno a un concetto reale: da due anni a questa parte abbiamo introdotto un progetto di gioco di ruolo per il sociale, in collaborazione con l’associazione Altera Cultura, proponendo l’anno scorso giochi sul tema delle carceri, e quest’anno arrivando addirittura a un vero e proprio bando per ricercare avventure che parlassero di temi attuali. Le persone che decidono di affrontare questa particolare tipologia di storie sono poi invitate a condividere le proprie esperienze ed emozioni nell’affrontare situazioni molto lontane dal proprio sé».

Due sono le tipologie di persone che si possono trovare all’interno del festival: chi non ha mai smesso di giocare, avendo la fortuna di avere un gruppo di amici con cui farlo, e chi vorrebbe “provare”, qualcuno per cui quella è “la prima volta”. A questo secondo gruppo, normalmente un po’ timoroso, To Play risponde sempre che non c’è nulla di cui preoccuparsi, la cosa difficile è buttarsi, poi tutto è valido e lecito, e se si sbaglia questo darà solo la possibilità di giocare qualcosa di inaspettato.

Il gioco nell’antichità

La definizione che l’enciclopedia Treccani dà di gioco, rende bene l’idea di ciò che è: “Il gioco come forma di svago ha avuto importanza storica e antropologica in ogni epoca e cultura, come evidenziato da autori quali J. Huizinga (1939) e R. Caillois (1958); ma oltre al lato puramente ludico il fenomeno del gioco presenta una grande varietà di aspetti e possibili approcci – sociologico, filosofico e psicanalitico – fino a diventare una forma di situazione tipica della realtà quotidiana”. Secondo lo storico e linguista olandese Johan Huizinga, considerato uno dei più importanti del XX secolo, il gioco è libertà, poiché l’adulto è libero di tralasciarlo, ma il gioco sa anche “innalzarsi a vette di bellezza e di santità che la serietà non raggiunge”.

Nel mondo antico sono documentati giochi individuali e collettivi sia per bambini sia per adulti. A questi ultimi erano attribuiti divertimenti ludici come il cottabo, la morra, gli astragali. Questi ultimi consistevano, ad esempio, nel lancio di ossicini astragalici, reperibili nell’ambito della pastorizia, che in base a come si disponevano dopo la caduta assumevano diversi significati.

Nel Medioevo, poi, si diffondono i dadi, i dischi, i birilli, le trottole e i giochi con le carte, mentre nell’Ottocento compaiono i giochi di società, soprattutto di tipo linguistico.

Fa sorridere pensare che i Romani più conservatori si scandalizzassero osservando i giovani che rincorrevano una palla, attività ludica che ebbe grande successo. Il campo da gioco era rappresentato da un pezzo di terra che alzava un gran polverone ogni volta: questo il motivo per cui i Romani lo chiamarono pulverulentus. In realtà il gioco della palla era stato importato dalla Grecia, e i giocatori dovevano cercare di portare una piccola palla ripiena di lana o di stoppa, chiamata harpastum, all’estremità del campo avversario.

Il Piemonte del gioco

Gli sport tradizionali, patrimonio storico e culturale del Piemonte, sono la pallapugno e la pallatamburello, giochi risalenti all’epoca romana. È dal 1890 che la Federazione Ginnastica d’Italia riconosce il tamburello, pur avendo notizie di giochi con la palla già tra il ‘600 e il ‘700. Il tamburello, raccomandato nelle Regie Scuole Pie di Savona come attività adatta a elevare il corpo e lo spirito, ha dato persino il nome a uno dei quartieri storici di Torino, il Balon. Tradizionale del Basso Piemonte è invece la pallapugno, con radici nel gioco del pallone con il bracciale, detto anche pallone elastico, chiamata in questo modo dal momento che i giocatori proteggono il pugno con una fasciatura.

Attualmente la Regione Piemonte, per le politiche a sostegno delle famiglie e dei bambini, si è prefissata un obiettivo che potrebbe essere sintetizzato così: più giochi tradizionali, meno videogames. Grazie all’aumento dei fondi ministeriali, un milione di euro, che possono essere destinati ai 45 centri famiglia sparsi sul territorio, l’assessore al welfare Chiara Caucino ha asserito che circa il 10 per cento sarà destinato a progetti per promuovere i giochi tradizionali a discapito di quelli elettronici che, come ipotizzano diversi studi, possono creare pericolose dipendenze. Secondo l’assessore si tratterebbe di un incentivo al ritorno ai giochi tradizionali, sociali, manuali, che contribuiscono alla crescita corretta dei ragazzi. Esistono infatti anche le dipendenze, come la ludopatia – condizione di dipendenza dal gioco d’azzardo, che ha fini di lucro e per cui si fanno scommesse in denaro e beni materiali – ma a Torino ci si può rivolgere alle Asl per chiedere aiuto e alla Lenad, un centro di psicoterapia che da oltre 35 anni opera in Piemonte allo scopo di offrire sostegno e cure personalizzate riguardanti tali problematiche. Ricordiamo, inoltre, che Il Consiglio regionale ha approvato di recente la nuova legge sul gioco d’azzardo patologico presentata dalla Giunta.

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